"Il mondo si legge al contrario": i Tarocchi e le storie
In questa Luna esploriamo il rapporto tra i Tarocchi e le storie
Ciao, questa è Luna Storta, la newsletter consegnata a dorso di aragosta.
Ci sono una torre, un mago e pure un diavolo e poi re, regine, cavalieri, paggi, spade e denari, due amanti… no, non è una fiaba di Basile, ma un mazzo di carte.
Quando ero piccola, prima ancora di saper leggere, le storie per me erano fatte di immagini. Le vignette di una vecchia raccolta di Topolino appartenuta a mia madre, per esempio, o le illustrazioni di un libro sulla mitologia greca di mia sorella (in cui c’era un Saturno che divora i suoi figli di Goya che mi ha provocato non pochi incubi). E poi un mazzo di tarocchi. Era uno strano mazzo, con l’iconografia dei marsigliesi dai colori che gridavano revival medievale anni ‘70. Per anni non ho mai saputo da dove venissero e solo recentemente ho scoperto che erano un prop su un set cinematografico su cui aveva lavorato mio nonno paterno. Quelle immagini avevano subito catturato la mia attenzione di bambina, non solo perché erano così amene e curiose, a tratti disturbanti, ma anche perché, a differenza dei fumetti e dei libri, ero io a poterle disporre nel modo che preferivo. Avevo scoperto lo storytelling, ancora prima della parola scritta. Passavo ore a comporre e ricomporre quella corte di strani personaggi, a studiare le relazioni che intercorrevano tra quelle immagini. E così l’eremita altro non era che il folle che tornava a casa, invecchiato e appesantito, l’aragosta della Luna una povera principessa trasformata in crostaceo, salvo poi tornare alle sue fattezze nella carta della Stella (o forse l’opposto), e così via. Prima che uno strumento di divinazione, i tarocchi sono stati per me uno strumento per comporre le mie storie che erano, come c’è da aspettarsi, fiabe e favole. Anche ora, quando mi diletto nella lettura delle carte, lo faccio per riflettere sulla mia storia personale, sulle storie che mi racconto su me stessa, sulla drammatizzazione della mia vita. Ovviamente la me bambina non era stata l’unica a fare il collegamento tra narrazione e tarocchi e, anzi, sono molte le opere letterarie ispirate a queste carte. In questa Luna, quindi, ho scelto di parlarti delle mie preferite.
Il castello dei destini incrociati, Italo Calvino
Nel 1969 Italo Calvino pubblica Il castello dei destini incrociati all’interno del volume Tarocchi - Il mazzo visconteo di Bergamo e New York. Nel romanzo, un viaggiatore giunge a un castello per passarvi la notte e si rende conto di non riuscire a parlare, così come tutti gli altri viandanti presenti. A loro disposizione hanno però un mazzo di tarocchi Visconti, che utilizzano per raccontare le loro storie.
A partire dal mazzo dei Visconti, Calvino elabora un sistema combinatorio in cui le carte sono poste in un quadrato. Le righe e le colonne di questo quadrato, lette in un senso o in un altro, danno vita a delle storie che si intrecciano tra loro. Nell’introduzione al romanzo, afferma:
Provai subito a comporre con i tarocchi viscontei sequenze ispirate all'Orlando Furioso; mi fu facile così costruire l'incrocio centrale dei racconti del mio "quadrato magico". Intorno, bastava lasciare che prendessero forma altre storie che s'incrociavano tra loro, e ottenni così una specie di cruciverba fatto di figure anziché di lettere, in cui per di più ogni sequenza si può leggere nei due sensi.
I personaggi e le vicende narrare scaturiscono dall’immaginario cavalleresco del mazzo stesso, popolato di alchimisti, spose dannate, cavalieri. C’è Orlando, pazzo d'amore, e Astolfo sulla Luna e, in mezzo, tutte le altre storie.
Certamente anche la mia storia è contenuta in questo intreccio di carte, passato presente futuro, ma io non so più distinguerla dalle altre. La foresta, il castello, i tarocchi m’hanno portato a questo traguardo: a perdere la mia storia, a confonderla nel pulviscolo delle storie, a liberarmene.
Dato il successo del racconto, Calvino decide di pubblicarlo nel 1973, insieme a La taverna dei destini incrociati, in cui prova a costruire un simile schema utilizzando stavolta il mazzo dei Tarocchi Marsigliesi. La premessa è la stessa: un viandante si trova in una taverna in cui tutti i presenti sono privi di parola e usano un mazzo di tarocchi per narrare le loro storie.
Tuttavia, alla raffinata iconografia rinascimentale ora si sostituiscono i marsigliesi, più popolari e medievaleggianti, e così le storie, i soggetti e anche il linguaggio si adattano. Questo secondo tentativo si rivela ben più complicato per l’autore. Il sistema costruito da Calvino è meno rigido, con carte spesso ricorrenti in vari racconti e, al centro del quadrato, un buco. E così Italo Calvino, per bocca di Parsifal, conclude
Il nocciolo del mondo è vuoto, il principio di ciò che si muove nell’universo è lo spazio del niente, attorno all’assenza si costruisce ciò che c’è, in fondo al gral c’è il tao, – e indica il rettangolo vuoto circondato dai tarocchi.
E, infine, ammette
Forse è arrivato il momento d’ammettere che il tarocco numero uno è il solo che rappresenta onestamente quello che sono riuscito a essere: un giocoliere o illusionista che dispone sul suo banco da fiera un certo numero di figure e spostandole, connettendole e scambiandole ottiene un certo numero d’effetti.
Calvino elabora un terzo tentativo, Il motel dei destini incrociati, in cui i personaggi, invece che i tarocchi, avrebbero usato delle vignette di un fumetto il racconto non sarà mai scritto.
Calvino utilizza i tarocchi non solo come espediente narrativo, ma come vero e proprio strumento di narrazione. Al ricco simbolismo delle carte, corrisponde una narrazione piena di riferimenti e così fanno la loro comparsa personaggi come Orlando, Parsifal, Elena di Troia, Lady Macbeth e Faust. Si ottiene così un mosaico ricco e intrigante e, alla fine, si rimane con il sospetto che le storie lette siano solo una piccola parte di quelle che si potrebbe trovare nel quadrato magico, cercando nuove chiavi di lettura.
Lasciatemi così. Ho fatto tutto il giro e ho capito. Il mondo si legge all'incontrario. Tutto è chiaro
The Greater Trumps, Charles Williams
The Greater Trumps è un romanzo del 1932 scritto da Charles Williams, che fu, tra l’altro, membro del circolo degli Inklings insieme a JRR Tolkien e CS Lewis. La storia segue le vicende della famiglia Coningsby. Lothair Coningsby, gentiluomo inglese tutto d’un pezzo, eredita da un suo amico una collezione di carte, impegnandosi a custodirle per la vita e, alla sua morte, a donarle al British Museum.
Uno di questi mazzi suscita la curiosità del futuro genero Henry, un avvocato di origini zigane. Le figure sul mazzo, infatti, sono identiche a delle statuine d’oro che la sua famiglia custodisce da secoli. Queste statuine sono, come per magia, in uno stato di moto perpetuo, tranne una, il Folle, che rimane fisso. Henry comprende che ciò che si trova per le mani è il mazzo di tarocchi originale, quello da cui sono nati tutti gli altri. Chi possiede sia le carte che le statue è in grado di controllare la danza dell’universo.
Henry invita quindi la famiglia Coningsby a passare il Natale a casa dello zio, dove sono custodite le statuine, con l’intento di appropriarsi del mazzo. Il suo piano viene però rovinato dall’arrivo di Joanna, sua zia che, dopo la morte di suo figlio, è impazzita e ora vaga alla ricerca del figlio perduto, convinta di essere Iside, e dalla presenza di Sybil, sorella di Lothair, che si rivela essere ben più saggia e profonda di quanto gli altri personaggi credano e, stranamente, perfettamente a suo agio con le vicende in cui la famiglia Coningsby si trova immersa.
Il contrasto tra queste due donne è forse l’aspetto più interessante del romanzo: se Joanna è la Papessa, puro istinto, Sybil è il suo contrappeso, l’Imperatrice, con il suo temperamento calmo e materno, è colei in grado di comprendere la Danza e il Mistero dell’Amore.
Williams per il suo mazzo fittizio sceglie come ispirazione il mazzo Rider Waite, disegnato nel 1909 da Pamela Coleman Smith. L’autore, infatti, non solo ammirava il lavoro di Waite, ma, nel 1917, si era unito al suo ordine, la Fratellanza della Rosa Croce.
It’s said that the shuffling of the cards is the earth, and the pattering of the cards is the rain, and the beating of the cards is the wind, and the pointing of the cards is the fire. That’s of the four suits. But the Greater Trumps, it’s said, are the meaning of all process and the measure of the everlasting dance.
(“Si dice che il mescolamento delle carte sia la terra, e il picchiettio delle carte sia la pioggia e il battere delle carte sia il vento e il puntare delle carte sia il fuoco. Questo per i quattro semi. Ma gli Arcani Maggiori, si dice, sono il significato di tutto il processo e la misura della danza eterna”).
La presenza di riferimenti a divinità egizie è un probabile riferimento alla teoria diffusa nel IXX secolo da Antoine Court de Gébelin secondo cui i Tarocchi sarebbero legati al Libro di Thot.
Nel romanzo, la fascinazione di Williams per l'occulto e il misticismo è evidente, e l’autore è in grado di creare splendide immagini per veicolare la sua concezione dell’universo, costruendo al tempo stesso un’avventura bizzarra e avvincente. I Tarocchi non rappresentano solo una premessa per la storia, ma una vera e propria chiave di lettura dell’universo.
Una nota: si tratta di un libro sui tarocchi degli anni ‘30 quindi, purtroppo, è presente un linguaggio antizigano (andando avanti con la storia diventa chiaro che Williams non si stia riferendo a un popolo vero e proprio, ma più a una sorta di ordine segreto).
Puoi leggere The Greater Trumps su Project Gutenberg.
The Lady of the House of Love, Angela Carter
Ormai saprai che The Bloody Chamber di Angela Carter è uno dei miei libri preferiti, e The Lady of the House of Love, originale retelling de La Bella Addormentata nel Bosco, è certamente la mia storia preferita nella raccolta. In uno sperduto villaggio della Romania, sul finire della prima guerra mondiale, vive la regina dei vampiri, la Contessa, in un vecchio castello abitato solo da fantasmi. L’unica compagnia di cui dispone è quella della governante, che adesca giovani uomini così che la Contessa possa nutrirsi, e un uccellino. Può uscire soltanto la notte, per dare la caccia a qualche piccola preda, e passa le giornate a leggere le carte, vestita in un vecchio abito da sposa logoro. Ogni volta il responso delle carte è lo stesso: La Papessa, La Morte, La Torre, “saggezza, morte, dissoluzione”.
Un giorno, un soldato arriva nel villaggio e si ferma a una fontana a bere. Ed ecco che la Contessa, nel suo castello, estrae per la prima volta la carta degli Amanti.
Il soldato viene condotto al castello dalla governante, dove gli viene servita la cena. Dopo mangiato, viene invitato nelle stanze della Contessa per un caffè. Il soldato rimane subito affascinato dalla sua bellezza, e non ha paura in quanto non crede nel soprannaturale. La Contessa lo conduce nella sua stanza, dove inizia a togliersi l’abito. Fa accidentalmente cadere i suoi occhiali e, nel raccogliere i pezzi, si taglia. In quel momento, la Contessa vede il suo sangue per la prima volta e ne è stranita. Il soldato le bacia il dito ferito per medicarla.
La mattina seguente il soldato si sveglia e la stanza è inondata di luce, ma la Contessa non c’è. Dopo aver liberato l’allodola, trova la vampira nel suo boudoir, morta e, finalmente, libera.
Menzioni speciali
Ci sono molte opere che fanno riferimento in qualche modo ai Tarocchi e, per questa Luna, ne ho scelte solo tre da approfondire. A seguire ci sono alcune delle opere che ho scartato:
-le opere di W.B. Yeats: il poeta irlandese si interessò allo spiritualismo e all’occultismo, entrando anche a fare parte della Golden Dawn. In alcune delle sue poesie possiamo trovare il simbolismo dei tarocchi, come per esempio in The Tower o Blood and The Moon, così anche come nella collezione Storie di Red Hanrahan.
-Last Love in Costantinople, Milorad Pavić: il romanzo è venduto insieme a un pacco di tarocchi, la cui estrazione determina l’ordine di lettura dei capitoli. Non ho letto il romanzo, ma mi è parso di capire che i tarocchi non giocassero alcun ruolo nelle vicende narrate, motivo per il quale ho deciso di escludere l’opera dell'approfondimento.
-Il Club Dumas, Arturo Pérez-Reverte: non ha nulla a che fare con i tarocchi, ma se ti piacciono l’occultismo e i vecchi libri (o Dumas) ti divertirai a sbrogliare il mistero che sta nel cuore di questo romanzo. Ne è stato un tratto un film di Roman Polański, La Nona Porta, che è molto diverso dal libro (e che non ti consiglio perché, oltre a essere di Polański, è pure ‘na ciofeca).
Per questa Luna è tutto, spero ti sia piaciuta. A seguire puoi trovare le fonti e gli approfondimenti. Come sempre, puoi seguirmi su Instagram, Twitter e Tumblr (sono heyclodia ovunque), dove posto i miei fumettini e le mie illustrazioni, come quelle che, forse avrai notato, decorano questa epistola.
Alla prossima Luna,
Ciao!
Fonti e letterine:
La macchina combinatoria de Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino
Mysticism, Magic, and Marriage: “The Greater Trumps”